Lavorare, semplicemente

La pandemia ci ha costretto a cambiare il nostro approccio al lavoro e con esso modalità, tempi e luoghi. Abbiamo compreso come sia necessario avere uno spazio per il cosiddetto smart working, che nella maggior parte dei casi, di “smart” ha avuto davvero poco. È per questo che immagino ambienti sempre più confortevoli, che possano sopperire alle difficoltà domestiche date da una convivenza in metrature, solo per pochi privilegiati ampie ed adeguate, ma che sono diventate delle gabbie per la maggior parte dei cittadini e delle cittadine, dal momento che hanno dovuto ospitare più di una persona in collegamento digitale e magari condividere lo spazio con figli, che hanno avuto necessità di seguire le lezioni in collegamento digitale. Per questi motivi:

  • È opportuno mobilitare le forze per individuare spazi comunali o in convenzione con enti privati disponibili per ogni quartiere;

  • Le aree individuate saranno tanto più utili in quanto, nella mia visione, dovranno essere ottimizzate e rese davvero efficaci nel supporto, grazie all’abbinamento con un servizio di baby-sitting;

  • Individuazione, potenziamento e sostegno alle start up diffuse nei quartieri, mettendo a disposizione spazi a costi agevolati, come a diventare degli incubatori di quartiere, nei quali le  nuove realtà, le “new born factories” possano trovare un ambiente protetto e facilitato, per le prime fasi di avviamento che, come sappiamo, sono le più critiche;

  • Consolidamento del sostegno - anche con appositi bandi - ai negozi di vicinato, veri punti di riferimento all’interno dei quartieri, alle botteghe storiche che portano avanti l’identità laboriosa della nostra Città e alle imprese artigiane;

  • In collaborazione con le associazioni di categoria, potenziamento degli investimenti in progetti che rendano più accoglienti gli spazi dei mercati ambulanti.

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© Beatrice Uguccioni - Milano

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